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Aggiornamento 21-lug-2025       

 

EUTROPIA di Italo Calvino. Entrato nel territorio di Eutropia, il viaggiatore vede non una città ma molte, di eguale grandezza e non dissimili tra loro. Eutropia è non una ma tutte queste città insieme; una sola è abitata, le altre vuote. Quando gli abitanti si sentono assalire dalla stanchezza e nessuno sopporta più mestiere, parenti, gente da salutare etc. allora tutta la cittadinanza decide di spostarsi nella città vicina dove ognuno prenderà un altro mestiere, un'altra moglie e vedrà un altro paesaggio aprendo la finestra. Così la loro vita si rinnova. Sola tra tutte le città dell'impero, Eutropia permane identica a se stessa. Mercurio, dio dei volubili, al quale la città è sacra, fece questo ambiguo miracolo.

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ALEXANDER LANGER E PAPA FRANCESCO

"CI HA LASCIATI  il 3 luglio ’95, la sua vita e il suo pensiero ALL'ORIGINE DELL'AMBIENTALISMO in Italia"

di Gianfranco Bettin (Il Manifesto, 3 Luglio 2025)

 Non viene citato esplicitamente, ma parti cruciali della Laudato Si’, la
straordinaria enciclica di papa Francesco del 2015, sembrano calchi di alcune
idee di Alexander Langer, del quale ricorre il trentesimo della scomparsa. In particolare, l’idea di conversione ecologica. Langer ne scrive, già alla metà degli anni Ottanta, come di un concetto insieme spirituale ed economico:La conversione ecologica è una cosa molto
concreta. La tutela tecnica dell’ambiente è notevolmente migliorata nel
mondo industrializzato, si sono registrati singoli successi, alcune acque si
stanno rivitalizzando, certe specie in pericolo di estinzione si sono salvate,
cominciano a circolare detersivi, carburanti ed imballaggi ecologici, dice Langer. Il
cauto ottimismo della volontà non faceva difetto ad Alex, insieme all’audacia
dell’utopia. Langer riflette su come l’emergere di una chiara
consapevolezza dei guasti ambientali, dopo l’intervallo di lucidità che
collocava tra le due conferenze mondiali sull’ambiente (Stoccolma 1972 e Rio
de Janeiro 1992), stentasse, appunto, a divenire l’idea guida, salvo ipocriti
omaggi condensati nel mistificante mantra dello sviluppo sostenibile.
Attento alle pratiche di base, aveva chiarissimo che senza svolte nelle politiche
economiche, sociali, industriali, energetiche, in un contesto di convivenza e di
riequilibrio nelle relazioni tra Nord e Sud (ed Est) del mondo, la transizione
ecologica sarebbe diventata impossibile. E non aveva ancora potuto – e purtroppo non potrà – vedere cosa sarebbe accaduto dopo, nei nostri anni: il ritorno, con l’offensiva del neoliberismo impadronitosi della globalizzazione, della protervia estrattivista e
produttivista, la riabilitazione del consumismo come leva della crescita,
perfino il riarmo come suo volano, il negazionismo spudorato sulla crisi
climatica, così tronfiamente evidenti nell’amministrazione Trump, ma
preparati da anni e non solo negli Usa, e neanche solo da quella destra.

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Ricordiamo francesco ciafaloni

"Addio a Francesco Ciafaloni, al suo sguardo accorto sulle cose del mondo"

di Adriano Sofri (Il Foglio, 20 Giugno 2025)

Abruzzese “della montagna”, Ciafaloni era ingegnere, un master in Texas, aveva lavorato all’Eni fino alla morte di Mattei, quando non si potè più. Delle sue molte e concretissime competenze, quella mineraria e petrolifera gli permise di spiegare prima e meglio di chiunque il tramonto renitente del petrolio. Avevo un’ammirazione senza riserve per il suo modo circostanziato ed esatto di sapere le cose, e in qualche occasione pubblica dei primi anni 70 citai il futuro del gas e dell’olio di scisti che avevo sentito nominare da lui: mi guardarono come se stessi millantando chissà che fesseria. Fui vendicato quando lo shale-gas fece la fortuna dei produttori americani, e la sfortuna dell’America. Vicino ai movimenti che precedettero e seguirono il 68, l’età maggiore e la formazione scientifica – e anti-scientista – lo immunizzarono dai furori ideologici. Ne sono testimoni i fitti interventi di quegli anni sui Quaderni Piacentini. Chi non ricorda lo scritto con Carlo Donolo "Contro la falsa coscienza del movimento studentesco" del '69" che ci causò qualche sofferenza. Era tra i pochi che davvero sapessero di scienza, e questo gli guadagnò l’amicizia di Italo Calvino, dice Goffredo Fofi sul "Manifesto". Pensava che i sindacati, anche quando erano lenti e sordi ai nuovi protagonisti sociali e ne venivano scavalcati, restassero i mediatori dei cambiamenti possibili. Continuò a pensarlo anche dopo la risacca dei movimenti. E’ stato autore di libri importanti e sempre legati all’esperienza, a una pratica dell’inchiesta, soprattutto sugli immigrati (“Il tasso di occupazione degli stranieri nel 2008 era dieci punti più alto di quello dei cittadini italiani. Il sistema Italia non ha accolto nessuno ma solo usato lavoro a basso costo”), sulla demografia (“Nessuno ha inventato un modo di avere dei ventenni senza aver avuto dei neonati venti anni prima; o senza lasciarli arrivare dai Paesi dove sono nati”), sulla sanità.  Italo Calvino si stupiva che fosse abbonato a bollettini statistici dell’Istat, di Eurostat, dell’Onu, del Fmi ...

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NEL MONDO DELLE FAKE NEWS

"L’auto elettrica e le altre. Quale inquina di più?"

di Milena Gabanelli (Corriere della sera, dataroom, giugno 2025)

Il settore dei trasporti nel mondo emette ogni anno 8 miliardi di tonnellate di CO2, pari al 21% del totale, di cui il 45% arriva dalle auto, moto e autobus, il resto sono aeree, navi e camion. Per ridurle, l'Unione Europea ha deciso di puntare sull'elettrico per azzerare le emissioni allo scarico del veicolo. Governo e imprese dicono: "Errore!" Se vogliamo inquinare di meno bisogna confrontare le emissioni sull'intero ciclo di vita dell'auto, vale a dire l'elettrico, benzina, biocarburanti, elettro-fuel, idrogeno, in base al sedicente principio della neutralità tecnologica e vinca il migliore. Siamo andati a vedere cosa dicono gli studi, da quelli dell'ICCT a quelli del Ministero dell'Ambiente, arrivano tutti alla stessa conclusione. Prendiamo quello della Federazione Internazionale dell'Automobile, che non è esattamente una accanita ambientalista, partiamo dall'auto a benzina e le emissioni in grammi di CO2 equivalente a chilometro, tenendo conto di tutto. Nel 2020 l'inquinamento nella produzione dell'auto, la produzione del carburante, lo scarico durante l'uso,  la manutenzione e  lo smaltimento finale danno un totale di 267 grammi/km. Al 2050 saranno 152, gasolio 232, al 2050 115, ibridi a benzina senza ricarica 197 grammi, al 2050 107, ibridi a benzina con la presa di ricarica 166, 77 nel 2050, elettrico a idrogeno 136, nel 2050 33, elettrico a batteria, produzione auto, produzione delle batterie, manutenzione, smaltimento, totale 100 grammi al 2020, 21 al 2050. Il risultato è che già oggi i veicoli meno dannosi per l'ambiente sono quelli elettrici, ma nel tempo anche le emissioni del motore a scoppio si riducono grazie all'uso di carburanti bio e sintetici, ma anche quelle dell'auto elettrica con l'uso dell'energia sempre più prodotta da fonte rinnovabile, al 2050 la differenza di CO2 a km è dell'86% in meno rispetto a quella a benzina e del 73 rispetto alla ibrida ricaricabile. Infine, oggi il 77% dell'energia generata dall'auto elettrica si traduce in movimento, in quella a benzina solo il 20%, il resto si disperde nell'aria insieme alle emissioni di PM10 e ossidi di azoto che sono dannosissimi per la salute umana. Infine le batterie, si puo vedere uno studio recente che supporta i dati della Gabanelli.

 

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lE narrazioni del Potere

"Le verità del potere. E quello che (non) sappiamo"

di Guglielmo Ragozzino (da "Sbilanciamoci.org" del 16 Giugno 2025)

Sciocco è chi crede a tutto quello che s’inventano i Potenti, per far bella figura, o per mostrare la propria forza, per nascondere l’insuccesso, la ridicola sconfitta? Oppure è sciocco quello che nega tutto, non crede, è certo del complotto pieno di misure segrete che si sapranno domani, se si avrà fortuna o quando il Potere cambierà di mano? Due posizioni limite, che esistono, ma sono carenti entrambe. Solo aiutano a tirare avanti, perché è più facile vivere accontentandosi di ciò che si sa. Nella politica, soprattutto quella internazionale, capitano occasioni in cui noi, persone comuni, finiamo per credere a ogni cosa ci viene suggerita o propinata. Il fatto è che per vivere c’è bisogno di un livello minimo di certezze – leggende o miti, trucchi, falsità, imbrogli che siano, perché altrimenti è a rischio la nostra necessità/capacità di credere, un’essenza di vita irrinunciabile. in questo post Ragozzino riapre un album di fotografie. Dallla morte di Kennedy e Moro, all'11 settembre fino all'attacco di Hamas ai territorio sguarnito di Israele del 7 ottobre 2023. Gli effetti li abbiamo sotto gli occhi. Per così dire, certo sono foto non tutte nitide, più spesso non bene a fuoco, senza una mano ferma dietro all’obiettivo. Sono le nostre foto, è nostra la memoria. Potremmo dire che ci dobbiamo accontentare e risolvere così ogni questione, ma sappiamo tutti bene che per fortuna non c’è un’unica cassetta per la raccolta di tutte le foto, da chiunque scattate. Come non c’è un unico obiettivo, di un’unica macchina fotografica. Non lasciamoci intimorire; raccogliamo più foto, più scritti, più idee, più verità che sia possibile per poter dire la nostra sui fatti del mondo, per avere qualche prova, qualche futura memoria, per non lasciarci prendere in giro da questo o da quel Potere quando decide di riscrivere il presente (cambiandolo semmai un po’. E con esso la nostra vita).

La llibertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. (Theodor W.Adorno)

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LA CAMPAGNA PER L'ENERGIA 100% RINNOVABILE

"NON ERA COLPA DELLE RINNOVABILI?

FAKE NEWS SUL BLACKOUT SPAGNOLO"

dalla stampa internazionale del 16 - 17 e Carbonbrief del 18 Giugno 2025

Il mainstream dei "fratelli" italiani si è lanciato a corpo morto nell'accusa che la causa del grave blackout elettrico subito dalla Spagna il 28 aprile sia stato causato dall'eccesso di produzione rinnovabile, all'avanguardia oltre il 65% in quel paese. Poi silenzio. Oggi, dopo 50 giorni,  tutta la stampa internazionale racconta la vera storia. Il Financial Times riporta che la Spagna ha ripartito la colpa del catastrofico blackout  tra il suo gestore di rete e le compagnie elettriche, affermando che l'interruzione di aprile è stata causata da una combinazione di 'cattiva pianificazione ed errori nelle centrali elettriche. Annunciando i risultati di un'indagine durata 49 giorni su cosa sia andato storto, Sara Aagesen, ministra spagnola dell'Energia e dell'Ambiente, ha affermato che diversi fattori si sono combinati per impedire al Paese di controllare un picco di tensione che avrebbe dovuto essere gestibile. Il picco di tensione stesso è stato causato da oscillazioni nella frequenza con cui la corrente elettrica cambia direzione. Alcune oscillazioni erano naturali, ha detto, ma una era 'atipica'. Una centrale a ciclo combinato che avrebbe dovuto garantire la stabilità del sistema si è disconnessa nei primi secondi del blackout. Delle nove centrali programmate da Red Eléctrica per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento a causa di restrizioni tecniche, ha insistito Aagesen, “tutte, senza eccezioni, hanno presentato un qualche grado di inadempienza” rispetto al loro dovere di assorbire la potenza reattiva. Il governo del primo ministro Pedro Sánchez ha costantemente sostenuto che il blackout non è stato causato dall'elevata dipendenza della Spagna dalle energie rinnovabili. Bloomberg riporta che, secondo Aagesen, la rete elettrica spagnola non disponeva di sufficienti impianti termici di riserva operativi durante le ore di punta, quando la tensione sulla rete aumentava. Reuters afferma: Il rapporto [governativo], reso pubblico martedì, attribuisce inoltre la responsabilità del peggior blackout mai avvenuto in Spagna e Portogallo ai generatori di corrente, poiché alcune centrali elettriche convenzionali, come quelle nucleari e a gas, non sono riuscite a mantenere un livello di tensione adeguato nel sistema quel giorno. El País afferma che il rapporto governativo ha escluso un attacco informatico e ha evidenziato una scarsa pianificazione del sistema e azioni "improprie" da parte di alcuni generatori. Cita una dichiarazione congiunta dell'industria solare europea che afferma: "Sia chiaro: l'energia solare fotovoltaica non è stata la causa del blackout". The Guardian, Euractiv e CNN sono tra le altre pubblicazioni che hanno riportato la notizia.

 

LA CRISI DEL MULTILATERALISMO

"La riforma dell’Agenda 2030 e l’aggiornamento degli SDG nello scenario della crisi delle Nazioni Unite"

di Toni Federico (ASviS GdL 7_13, energia e clima)

16 Marzo 2025

Questo lavoro è una apertura di discussione basata su una letteratura internazionale che comincia ad assumere una dimensione importante a fronte di quella che si configura addirittura come una crisi della fiducia dell’umanità nel proprio destino. Il sistema delle Nazioni Unite, l’unico riferimento per una governance mondiale, resta basato sull’Assemblea Generale e sul Consiglio di sicurezza. L’Assemblea vota con un sistema di maggioranze qualificate. Dopo il 2012, anno di Rio+20, anche lo Sviluppo sostenibile, tematica introdotta all’Earth Summit a Rio nel 1992, passa nelle mani dell’Assemblea generale alla quale va riconosciuto il merito  dell’Agenda 2030 e degli SDG del 2015. Siamo oltre la metà strada per il 2030 ed è il momento di valutare l’efficacia, le prospettive e la eventuale riforma di A 2030. Le nazioni del mondo non trovano più la strada per unire gli sforzi per salvare il pianeta dalle crisi ambientali. Negli ultimi mesi, i negoziati delle Nazioni Unite per affrontare il cambiamento climatico, l'inquinamento da plastica, la perdita globale delle specie e un numero crescente di attacchi di desertificazione, sono falliti del tutto o hanno prodotto risultati limitati, inutili rispetto alla portata dei problemi. i "bla-bla-bla" di Greta Thunberg . La crisi del  multilateralismo, non solo ambientale, procede dal  macchinoso processo del consenso, del potere dell'industria dei combustibili fossili, dei cambiamenti geopolitici e delle enormi dimensioni dei problemi che si stanno cercando di risolvere. I progressi sono troppo pochi, troppo lenti e  incerti. Peraltro il multilateralismo è l'unico modo in cui le nazioni più piccole e povere possono ancora avere un posto al tavolo con i potenti paesi ricchi.

Inevitabile la citazione di Churchill da parte dell’ex presidente dell'Irlanda Mary Robinson: “Il sistema delle Nazioni Unite è il peggiore dei sistemi, fatta eccezione per tutti gli altri”.

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"SGUARDI SUL MUTAMENTO GLOBALE"

da Furio Cerutti su testi di Carlo Donolo (Franco Angeli, I edizione 2023)

Quest’opera postuma di Carlo Donolo – edita da Furio Cerutti sulla base del lavoro tra il 2011 e il 2016 – è una teoria della globalizzazione come rivoluzione dello spirito.  La domanda preliminare è d'obbligo: ha senso  leggere un testo sulla globalizzazione chiuso cinque e più anni fa? Non hanno la pandemia da Covid-19 e la guerra scatenata dai russi contro l’Ucraina totalmente sconvolto il mondo e le sue regole ? Va da sé che una risposta autorevole a questa domanda potranno darla soltanto i lettori. Ma questa ovvietà non impedisce  a Cerutti di suggerire una risposta negativa, perché, mettendo da parte la chance  non impossibile che la guerra russo-ucraina diventi guerra europea o mondiale, la spaccatura sia economica e politica (sanzioni, aiuti occidentali all’Ucraina), che comunicativa, apertasi fra la Russia e buona parte del restante mondo sembra lungi dal poter determinare una generale rinazionalizzazione e rilocalizzazione delle economie. L'interdipendenza fisica, tecnica e finanziaria che lega insieme Cina, USA ed Europa non si vede come possa del tutto dissolversi a favore di una disastrosa autarchia. Ma a far sì che il testo di Donolo non sia obsoleto sta soprattutto il suo carattere. Questa è una teoria della globalizzazione  come rivoluzione dello spirito, uno stimolo al ripensamento della posizione dell’essere umano nel mondo. In chiave polemica questo stimolo si trasforma nell’invito a schiodarsi dall’irretimento localistico, familistico, tribalistico, campanilistico e nazionalistico, compreso quello delle piccole patrie, oggi tanto modaiolo anche a sinistra. 

 

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lE ISTITUZIONI COME BENE COMUNE

"LE ISTITUZIONI ALLA PROVA DELLE SOCIETÀ
POST-MODERNE. LO SGUARDO DI CARLO
DONOLO"

di Maria Rosaria Ferrarese (Il Mulino; Politica del diritto)

Aprile 2022

Carlo Donolo, nel libro postumo "Ponti leggermente costruiti"  indaga i vari meandri e la complessità del rapporto tra processi sociali ed istituzioni a partire dal nesso tra «menti e
istituzioni»: un binomio che fornisce due assi lungo i quali scorre la ricerca, ma che a prima vista può apparire sorprendente e di non immediata decifrabilità. Per Donolo le menti non sono un’astrusa astrazione, ma indicano  un livello di realtà, ossia la percezione reale e concreta degli attori sociali, che si pone tra mondi interni ed esterni, ossia tra la loro base psicofisica e il linguaggio inteso come struttura normativa. Le istituzioni intelligenti sono quelle che riducono al minimo i rischi, ossia che riescono a mantenere un efficace nesso con il capitale sociale, l’insieme di risorse culturali, scientifiche, tecnologiche, ecc. di cui le società dispongono. In tal senso, le istituzioni esse stesse sono commons, beni comuni, risorse per la società. Il primo ineludibile aggancio si verifica innanzitutto attraverso la struttura del linguaggio e della comunicazione come mezzi per far valere le ragioni migliori: una situazione che mima la dinamica dei rapporti in una democrazia ben funzionante, basata sull’uguaglianza tra i vari parlanti. Oggi, nell’epoca della post-verità, è difficile non vedere come questa similitudine tra linguaggio e democrazia, pur se gravata e resa sempre più difficile, se non quasi impossibile, dall’opacizzazione proprio di quei presupposti di verità e correttezza che dovrebbero permeare ogni dialogo e specialmente il dialogo democratico, resti di vitale importanza.

 

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Il Club di Roma pubblica il Rapporto 2022:

"Earth for All. A Survival Guide for Humanity"

 a cura di Gianfranco Bologna

28 Novembre 2022

50 anni dopo la pubblicazione del suo primo rapporto “The Limits to Growth” che scatenò il dibattito planetario sull’impossibilità di una crescita materiale, quantitativa e illimitata dell’umanità in una Terra dai chiari limiti biogeofisici, e dopo la pubblicazione di altri 52 rapporti, l’ultimo rapporto “Earth for All. A Survival Guide for Humanity”, pubblicato nel settembre di quest’anno dal Club di Roma e, in edizione italiana, a fine novembre, rappresenta un documento veramente importante e straordinario, perché in maniera chiara e documentata, illustra in cosa consiste concretamente un vero cambiamento di sistema per l’intera umanità. Un cambiamento ineludibile perché ci troviamo nel bel mezzo di un’emergenza a scala planetaria che noi stessi abbiamo creato. Conosciamo i punti deboli. Tutti sanno che dobbiamo porre fine alla povertà estrema per miliardi di persone, che dobbiamo arrestare la crescita delle disuguaglianze e che abbiamo bisogno di una rivoluzione energetica. Tutti sanno che le diete industriali ci stanno uccidendo e che il modo in cui ci procuriamo il cibo sta devastando la natura. Sappiamo che le popolazioni umane non possono aumentare all’infinito. E sappiamo che la nostra impronta materiale non può crescere all’infinito sulla Terra, piccolo pianeta blu e verde... “Una Terra per tutti”... basandosi sulle valutazioni di esperti supportate da modelli di dinamica dei sistemi, esplora i percorsi possibili per uscire da tali emergenze, quelli che potrebbero portare più benefici a livello sociale, ambientale ed economico per tutti.

Che piaccia o meno, il rapporto “The Limits to Growth” ha dato il via a un dibattito internazionale sulla civiltà, sul capitalismo, sull’uso appropriato delle risorse e sul nostro futuro collettivo, che è continuato per molti anni dopo la sua pubblicazione. È cosa nota che Ronald Reagan tentò di screditare il rapporto affermando: “Non ci sono grandi limiti allo sviluppo perché l’intelligenza umana, l’immaginazione e la meraviglia sono illimitate”. Reagan potrà avere avuto ragione riguardo all’illimitata capacità di immaginazione di noi umani, ma resta il fatto che viviamo su un pianeta fisicamente limitato ed estremamente affollato, che sta subendo enormi cambiamenti. È ora di cominciare a usare queste illimitate risorse dell’umanità per ripensare e costruire società più eque in cui i cittadini possano prosperare e abbiano la possibilità di realizzare i propri sogni entro i confini fisici della nostra sola e unica Terra...

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PONTI LEGGERMENTE COSTRUITI

 L'eredità di Carlo Donolo nel suo ultimo libro oggi in libreria da Franco Angeli

15 Marzo 2022

Carlo Donolo ci ha lasciato quando stava finendo questo libro e dobbiamo alla tenacia di sua moglie Marcella, oltre che alla sensibilità culturale dell’editore FrancoAngeli, se il libro vede ora la luce. Spero che siano molti i lettori a capire, attraverso queste pagine non solo il rapporto fra istituzioni e società al quale esse sono dedicate, ma anche la personalità eccezionale del loro autore... Nella valorizzazione delle risorse potenziali che il capitale sociale include, Carlo nutriva più fiducia che nell’appropriazione del capitale in economia. Era questo a distanziarlo dalle scuole di sinistra più frequentate. Ma era questo, anche se non molti se ne rendevano conto, a renderlo l’autore italiano davvero più vicino ad Amartya Sen ... per il ruolo che questi assegna alla messa in condizione di ciascuno di sfruttare le proprie capabilities. Nel libro, è il capitale sociale locale quello a cui va l’attenzione. Se ne ricordano partitamente le componenti, che includono fra l’altro esperienze, professionalità ed etiche di ruolo, capacitàdi relazione. E si segnala che può anche includere norme morali e comportamentali, dai criteri di onestàreciproca al rispetto delle regole e al rifiuto di farsi giustizia da sé che costituiscono nell’insieme una infrastruttura morale coesiva. Ma si tratta di risorse che possono rimanere del tutto potenziali e che possono inoltre giocare non solo nel bene, ma anche nel male, a seconda dei fattori che ne sollecitano l’utilizzo (al servizio ad esempio di un ordinamento mafioso, che abbia un efficace controllo del territorio). L’utilizzo virtuoso si realizza quando c’è un centro mobilitante, che incontra le risorse locali e se ne avvale per un disegno di crescita e di benessere collettivo. E l’utilizzo è virtuoso non solo perché valorizza nel bene il capitale sociale locale, ma perché permette di perseguire crescita e benessere collettivo in modo ad un tempo democratico ed efficiente... (Leggi per intero la presentazione di Giuliano Amato)

 

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Leggi la recensione di Guglielmo Ragozzino

Leggi Holderlin "Ponti leggermente costruiti"

Contro l'invasione dell'Ucraina

di Edo Ronchi

28 febbraio 2022

L'invasione delle forze armate russe dell'Ucraina, decisa e attuata dal regime autoritario di Putin, non può essere né giustificata, né tollerata, ma va contrastata perché occupando con la forza un Paese sovrano viola la legalità internazionale - uno dei pochi e fragili presidi della pace - e perché causa morte, distruzione e sofferenza, minacciando gravemente la vita, la libertà, il presente e il futuro della popolazione ucraina.

A fronte di simili aggressioni, i popoli attaccati hanno il diritto di difendersi, di resistere anche con la forza delle armi, di non arrendersi alla violenza degli aggressori. Quando chi genera simili aggressioni non trova resistenza, non solo non cessa di aggredire, ma - la storia purtroppo è piena di esempi - viene incoraggiato a ripeterle, estendendo le guerre e aumentando le minacce per la pace. Gli appelli alla pace, purtroppo, non hanno alcuna efficacia, non sono in grado di fermare l'aggressione dell'armata di Putin che - a conferma della sua pericolosità per la pace in Europa - non esita ad invocare la minaccia nucleare.

L'accoglienza dei profughi ucraini, costretti a lasciare le loro città aggredite, deve essere piena e senza concessioni alla retorica anti immigrati e il sostegno alla popolazione ucraina deve essere concreto e, soprattutto, rapido.

L'iniziativa diplomatica può contribuire a tenere aperti spazi di trattativa o, almeno, a cercare di limitare i rischi di ulteriore estensione di questa guerra, senza subire le minacce dell'aggressore. L'attenzione, l'informazione e la mobilitazione dei cittadini sono importanti fattori per limitare i danni e le barbarie della guerra, specie se si sviluppano, come sta avvenendo, anche in Russia. Indispensabili anche adeguate sanzioni economiche che, pur se non sono prive di controindicazioni, rappresentano uno strumento non militare necessario per indebolire il regime aggressore e ridurre i mezzi economici e di consenso a sostegno della sua macchina bellica.

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Il meraviglioso mondo di Amato

di Makkox, Propaganda live

18 febbraio 2022

Lui - Usciamo o ci droghiamo qui a casa

Lei - Come preferisci, cos'hai qui a casa?

Lui - Stamattina è passata mia madre e mi ha lasciato la coca che coltiva in balcone. Vedessi quanto amore ci mette. Posso fare coca e papaveri, che dici? Stamattina è passata la vicina a lasciarmene un mazzo. Lei ha avviato questa deliziosa coltivazione di papavero da oppio nell'aiuola condominiale e poi lo divide un po' con tutti.

Lei - Senti, e se invece uscissimo a farci un goccetto?

Lui - Si, ma senza esagerare o sai cosa mi succede ah ah ah

Lei - Si, che tu ubriachi e mi supplichi di farti morire senza dolore ah ah ah

Lui - A proposito, sono stato a trovare Mauro. Continua a chiedere di aiutarlo a farla finita.

Lei - Ma aveva bevuto?

Lui - Boh, sono 12 anni che lo idratano con la flebo ...

... senza altre parole. Vedi il cartone

 

 

La modifica della Costituzione introduce lo sviluppo sostenibile come riconoscimento dei diritti delle generazioni future alla pari con la nostra generazione

9 Febbraio 2022

è stato Enrico Giovannini a farsi carico dell'introduzione dello sviluppo sostenibile tra i principi fondamentali della Carta costituzionale. L'opera è riuscita in parte: la sostenibilità è tutta nel nuovo Art.9 dove la tutela ambientale ed ecosistemica è introdotta anche nell'interesse delle generazioni future. Il testo modificato degli articoli 9 e 41 della Carta costituzionale ha concluso all'unanimità il suo lungo iter parlamentare. L'Articolo nove è modificato solo per aggiunta del testo in corsivo:

"La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

Il provvedimento modifica, inoltre, l’articolo 41 della Carta, prevedendo che l’iniziativa economica privata e pubblica non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente e che la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica  possa essere indirizzata e coordinata a fini ambientali:

"L’iniziativa economica privata è libera. L’ordinamento stabilisce i presupposti più favorevoli al suo esplicarsi. Chi la assume ne è esclusivo responsabile. Deve svolgersi in condizioni di concorrenza, trasparenza, rispetto dell’ambiente. Non deve recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina gli interventi diretti a rimuovere le carenze del mercato lesive dell’utilità sociale".

L'ineffabile Ministro della transizione ecologica ha rivendicato (quando mai?) l'importante novità costituzionale, in nome, ha dichiarato pubblicamente, dei suoi cani dei suoi gatti e dei suoi pappagalli.

 

 

FINALMENTE UN SEGNO DI VITA DALLA RICERCA ITALIANA

 Lo studio di Maurizio Federico all'ISS sviluppa un principio vaccinale nuovo

3 Febbraio 2022

Una risposta immunitaria completa e duratura contro il virus SARS-CoV-2 e le sue varianti attraverso un nuovo meccanismo vaccinale è il risultato dello studio condotto su modelli animali, pubblicato su Biorxiv https://biorxiv.org/cgi/content/short/2022.01.10.475620v1 e tra pochi giorni sulla rivista internazionale “Viruses”, e condotto dai ricercatori del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità, con la supervisione di Maurizio Federico. Il metodo, completamente innovativo, presenta una strategia originale che ha selezionato come bersaglio la proteina N, una proteina che al contrario della più nota proteina Spike usata nello sviluppo degli attuali vaccini, non mostra quasi nessuna mutazione tra le varianti SARS-CoV-2 finora note. Il metodo con cui è usata la proteina N in questo studio è in grado di generare inoltre una memoria immunitaria a livello polmonare che potrebbe essere garanzia di un effetto protettivo duraturo nel tempo. Il nuovo meccanismo è basato sulla ingegnerizzazione delle nanovescicole naturalmente rilasciate dalle cellule muscolari e potrebbe superare i limiti degli attuali vaccini sul decadimento degli anticorpi e la perdita di efficacia contro le varianti emergenti. Il gruppo di ricercatori ISS ha dimostrato che quando le vescicole extracellulari vengono caricate con la proteina del nucleocapside del SARS-CoV-2 (proteina N), si può generare una reazione immunitaria tale da indurre una protezione totale dall’infezione con cariche virali molto elevate. Inoltre, la tecnica messa a punto in ISS è in grado di generare una memoria immunitaria a livello delle vie respiratorie, condizione essenziale per un effetto duraturo di qualsiasi strategia vaccinale contro patogeni respiratori. Tutte le cellule rilasciano costantemente minuscole vescicole a base lipidica definite vescicole extracellulari, e la tecnica messa a punto in ISS è in grado di caricare queste nanovescicole naturali con proteine di SARS-CoV-2. Queste nanovescicole così ingegnerizzate vengono elaborate dal sistema immunitario in modo da generare una forte immunità cellulare orchestrata da una famiglia di leucociti identificata come linfociti CD8. Su questa base, una immediata prospettiva potrà essere la generazione di strategie profilattiche di combinazione attraverso le quali generare una risposta immunitaria più completa, più durevole, ed indifferente dall’emersione delle varianti di SARS-CoV-2.

Per approfondimenti: maurizio.federico@iss.it

 

ROma e non solo

Soggetti di matrice mal precisata assaltano le sedi sindacali

16 Ottobre 2021

Ci risiamo, attaccano le camere del lavoro come i fascisti negli anni '20. Ma attenzione, la storia non si ripete mai nello stesso modo, se la prima volta è tragedia la seconda è farsa, ci diceva Carlo Marx. Maurizio Landini e gli altri segretari dei maggiori sindacati italiani hanno convocato una manifestazione unitaria a piazza san Giovanni a Roma. Oltre 100.000 persone erano in piazza in nome dei valori della Costituzione del 1945. La democrazia è rispetto delle minoranze, dei loro diritti e delle loro idee. Ma qualcuno ha frainteso pensando che fosse loro concesso di prendersi la città di Roma in nome di una poco credibile battaglia per la libertà, ma in realtà per affermare una propria esistenza come forza organizzata, contro il governo, le sue scelte per il contenimento della pandemia e contro qualsiasi altra cosa. Ci sorprende, più o meno, che alla fine il risultato sia stata la distruzione della sede storica della CGIL a Roma, una manifestazione di forza che definire patetica è largamente generoso. Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, sicuramente assai poco preoccupato da quel tipo di esibizione  miserevole, commentava dal palco lo sfascio compiacendosi del fatto che gli energumeni non avevano distrutto il prezioso quadro di Guttuso presente nell'ingresso della sede romana perché secondo lui, ma anche secondo noi, non ne avevano capito l'importanza. Più conoscenza e più cultura per tutti, ha chiesto Landini.

RIFORMARE IL CAPITALISMO?

Dibattito con Romano Prodi su un nuovo modello di sviluppo

ASVIS, 27 maggio 2021

La crisi del modello capitalistico neoliberista che ha dominato la fine del secolo scorso esplode con la crisi dei mutui subprime del 2007 e arriva alle conseguenze più gravi con la pandemia da Covid-19 dopo poco più di un travagliato decennio. Nella sinistra internazionale, essa pure in grave crisi, si apre un dibattito su una improbabile riforma del capitalismo. Sotto la guida di Donato Speroni ne hanno discusso per iniziativa di ASVIS Romano Prodi, Laura Pennacchi e Giovanni Battista Costa (Next). Le visioni sono diverse, a partire da quella avanzata da Speroni sullo stakeholder capitalism, portato avanti dal World Economic Forum a Davos, fino alle soluzioni di coloro che pensano ad un'economia dei beni comuni. Conclusioni non ve ne sono, tutti più o meno propendono per un maggior protagonismo dello Stato, ma le argomentazioni sono di qualità e di grande interesse. Semmai sorprende che la green economy non sia nemmeno menzionata pur essendo la chiave concettuale attraverso cui, con il Summit di Rio del 2012, l'ONU ha elaborato l'Agenda 2030 a partire dai Millennium Development Goal del 2000

 

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GOVERNARE LA SOCIETà DEL DOPO COVID

Documento di sintesi delle discussioni organizzate dal Network “Ripensare la cultura politica della sinistra”, Maggio 2021

 

Chi rappresenti oggi la sinistra ufficiale non è dato sapere. Il suo declino coincide
innanzi tutto con la perdita dell’elettorato che più subisce le diseguaglianze e con il
mancato coinvolgimento e mobilitazione dei soggetti sociali interessati a correggerle. Ma
corrisponde anche all’incapacità di elaborare una proposta di governo dell’economia che
vada oltre le indicazioni convenzionali o che provi a disegnare un altro tipo di società.
Un largo segmento di società si è visto così privato di rappresentanza (ma anche di
protagonismo sociale) proprio nel momento in cui era più minacciato dallo sviluppo
tecnologico e dalla grande riconversione produttiva e organizzativa del capitalismo. Quel
segmento si è progressivamente allargato e rischia sempre più di trovare un’alternativa
nell’astensione, se non nell’offerta politica della destra estrema

 

 

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Per un nuovo capitalismo:

non sprechiamo questa crisi

di Mariana Mazzucato, Febbraio 2021

 

Apparsa agli onori della cronaca più larga per aver rifiutato la propria firma al cosiddetto Piano Colao per il rilancio dell'economia italiana, Mariana Mazzucato porta nel mondo una visione nuova, non rivoluzionaria, di un capitalismo mosso dall'interesse pubblico. Il fallimento totale del capitalismo globalizzato e finanziarizzato, prima nella crisi subprime del 2008  e oggi nella gravissima crisi globale del Covid -19, impone cambiamenti immediati e sostanziali degli assetti dell'economia mondiale e l'indirizzamento degli investimenti verso lo sviluppo sostenibile e la green economy

 

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